Il nuovo romanzo di Luciano Làdavas è nelle librerie.
 
Ad aprile 2017 è prevista l'uscita del nuovo romanzo di Luciano Làdavas Il mare il seno il sasso e il capotreno - Editore Mursia
 
Premio speciale della giuria del "Premio letterario Carlo Marincovich - 2014" a Luciano Làdavas, curatore della versione italiana del volume "Storia della Louis Vuitton Cup" – edito da L'ippocampo.
 

 

In un certo senso, siamo fatti della stessa materia del viaggio: l'attesa. Attesa di un incontro, attesa di un'isola dietro l'orizzonte, attesa di una birra fresca, attesa del rientro a casa di un figlio... E come ogni viaggio pure noi abbiamo un orario di partenza (già pubblicato) e uno di arrivo (ancora da pubblicare).

«Fin da giovane ho intuito il viaggio come una scrittura intravista e differita. Il vero viaggio. Più tardi capirò quanto la solitudine consapevole, sicura di sé, la solitudine accettata, sia già scrittura; non ancora tradotta dal silenzio, magari, ma già struttura presente. Ho viaggiato. Ho viaggiato molto... Quanto all’atto di scrivere, di trascrivere la scrittura intravista, ebbene, confesso che ho continuato a differirlo per lungo tempo.»  

«Virare, rivirare. Vivere. Rivivere. Parto sempre meno. Non che mi manchi il desiderio, e nemmeno l’energia. Ma è come se una ipermetropia dell’animo m’impedisse di vedere la cima dell’isola dietro l’orizzonte. E a quanto mi risulta, nella storia dell’uomo, nessuno è mai partito verso un orizzonte vuoto. Tranne i turisti, certo. (Essi però rientrano nella categoria dello spostamento, non del viaggio. È tempo di grossi affari per gli spacciatori di ovvio e di avventura).»     

Il viaggio è il tema che percorre L'esilio dei sogni dalla prima all'ultima pagina, sia in forma di metafora, sia in forma di racconto. Il viaggio inteso come pratica dell'altrove, un'apertura all'altro, al diverso da noi... viaggio di scoperta di ciò che sta fuori di noi, ma nello stesso tempo anche di ciò che sta dentro di noi, che è poi la parte più importante di un vero viaggio... C'è un bel vocabolo di origine greca per indicare questo aspetto del viaggio verso l'interno: anàbasi. [È anche il titolo di una  raccolta di poemi di Saint-John Perse, premio Nobel 1960]. Significa spedizione verso l'interno di una terra, e contiene la radice salire (aná). Viaggio verso l'interno di se stessi e ascensione nello stesso tempo, conquista di un più vasto orizzonte.

Quindi il viaggio può essere solo un viaggio di scoperta. Scoperta: non di nuove terre, ma perché si hanno occhi nuovi. Insomma, essere ancora capaci di stupore davanti a ciò che vediamo e agli incontri che facciamo, stupirsi del diverso e comprenderlo... Può sembrare banale... Ma non credo che lo sia. Soprattutto in tempi di “pacchetti turistici” e di razzismi viscerali...   

Il fascino forse maggiore del viaggio è quello di essere visti da occhi nuovi, per la prima volta. Non nella speranza di ingannare gli altri o se stessi, ma per alimentare le energie del rinnovamento, del proprio rinnovamento: un vero viaggio è anche, inevitabilmente, una palingenesi. Invece gli sguardi vecchi di chi ci conosce, o crede di conoscerci, tendono a essere fissisti, a vederci immutabili, sempre gli stessi: così contribuiscono a invecchiarci lo spirito e anche il corpo, molto più di tutti i danni del tempo. (È questo il problema fondamentale della coppia; la sua impossibilità, secondo me, di funzionare oltre un certo limite... Ma questa è un'altra storia.)

Avere occhi nuovi, ma anche essere visto da occhi nuovi, dunque.

 P.S.

Se il viaggiare è la pratica dell'altrove, navigare a vela è la frequentazione di un altrove ancora più vasto e, in un certo senso, inafferrabile... È una delle attività più affascinanti che esistano, è l'immagine simbolo dell'autonomia... Come tutte le cose umane ha il suo lato negativo, che non è il rischio o la fatica fisica e morale per superare le difficoltà ambientali (tempeste, pirateria ecc.), ma piuttosto il fatto che una barca è un oggetto molto vulnerabile: non la si può mai abbandonare, intendo dire chiudere la porta e andarsene in giro a terra per lunghi periodi, come si farebbe con una casa... soprattutto quando si è responsabili e si assume tale responsabilità con rigore.

Sei il visitarore n° 010597

 

 

 
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